Brasiliano di nascita, italiano d’adozione. Adriano Ferreira Pinto, cresciuto nelle giovanili dell’União São João, una volta trasferitosi nel Belpaese non l’ha più lasciato: due anni e mezzo in Serie C1 al Lanciano, poi in B con Perugia e Cesena fino alla Serie A, dove ha giocato per cinque stagioni e mezzo indossando la casacca nerazzurra dell’Atalanta. Alla Dea i suoi anni migliori, dal 2006 al gennaio 2013, poi il ritorno in cadetteria con il Varese, Lega Pro al Lecce per un anno e tanta Serie D con il Ponte San Pietro, club dove gioca ormai dal 2014: “A 45 anni gioco ancora in Eccellenza – racconta a Cronache di Spogliatoio -. Ho quasi 700 presenze da calciatore e non ho nessuna intenzione di smettere. Sono una via di mezzo tra un capitano e un allenatore, anche se ogni tanto mi sento un po’ un papà per questi ragazzi. Nonostante l’età anche l’anno scorso ho superato le 30 presenze e naturalmente a questi livelli ho più tempo per la famiglia”.
Ferreira Pinto e il primo provino
“A 15 anni lavoravo in un’azienda di mattoni e un osservatore mi ha visto giocare in un torneo tra amici – rivela –. Mi propose un provino per un club in cui lavorava, gli risposi di no. Non potevo permettermi di perdere giorni di lavoro, mio padre era mancato l’anno prima e se non fossi andato a lavorare non sarei stato pagato. I miei colleghi lo vennero a sapere dicendolo al mio capo, che mi concesse un giorno libero senza scalarlo dallo stipendio. Lì iniziò la mia carriera da calciatore”.
Ferreira Pinto e l’aneddoto sull’arrivo in Italia
A proposito del suo arrivo in Italia svela: “Devo tutto a un DVD, lo avevo dato a un ragazzo del mio paese che giocava a Lanciano. Lo portò ai dirigenti, che dopo averlo visto mi chiamarono per giocare con loro. Quando sono arrivato in Italia il mio sogno era di giocare con un grande campione. L’ho esaudito con Vieri, che oltre ad essere un giocatore fenomenale, e pure simpaticissimo, scherzava sempre. Mi ricordo che quando ci ha annunciato che avrebbe asciato l’Atalanta credevamo tutti fosse uno dei suoi soliti scherzi. Abbiamo capito fosse vero quando non si è più presentato agli allenamenti”.