Andrea Carnevale è uno stimato osservatore dell’Udinese, con un passato da attaccante in club come Napoli, Roma e anche in Nazionale. La sua storia di vita è stata segnata da una tragedia che ha vissuto quando aveva solo tredici anni: l’omicidio della madre da parte del padre. Un dramma che ha voluto ricordare in una recente intervista con l’obiettivo di sensibilizzare e far sì che certe violenze non vengano più consumate.
La violenza subita
“I segnali c’erano tutti, perché mio padre, che era tornato a casa dopo un anno passato a lavorare in Germania come operaio nelle ferrovie, ha cominciato a mostrarsi sempre più strano e spaesato, e poi a picchiare nostra madre davanti a noi, anche mentre cenavamo insieme la sera” ha spiegato. E poi, proseguendo, ha aggiunto: “Andai dai carabinieri più volte per sentirmi dire che se non vedevano il sangue non potevano farci niente”.
La mattina dell’omicidio
“Una mattina – ha spiegato ripercorrendo il giorno della tragedia – mio padre si è svegliato, ha preso l’accetta ed è andato ad ammazzare mia madre mentre stava lavando i panni al fiume vicino casa. Una delle mie sorelle era presente, io stavo giocando a pallone lì vicino. Ho raccolto il cervello di mia mamma nel fiume e l’ho portato alla caserma: “Hai visto che poi è successo?”, ho detto al maresciallo. “Quante volte sono venuto qui, adesso il sangue lo vedi”. Oggi però non ho rancore per nessuno: mio padre era un uomo malato che non è stato curato“.
Il messaggio ai giovani
Infine, l’invito ai giovani di non lasciarsi buttare giù dal dolore nonostante le difficoltà che possa comportare: “Il mio invito ai ragazzi che possono avere la tentazione di buttarsi via davanti a queste tragedie è di cercare di reagire, anche se è dura, molto dura. Quando mia madre è stata uccisa mi sono messo a testa bassa e sono andato avanti nonostante il dolore: sapevo già che sarei diventato un calciatore, era il mio obiettivo”.