Tennis

Caso Sinner: i precedenti di Bortolotti e Paoletti

Oltre a Sinner, due tennisti azzurri sono risultati positivi al Clostebol nel recente passato
Il tennista Jannik Sinner
Jannik Sinner (Getty Images)

Una delle accuse più pesanti rivolte a Jannik Sinner in questi giorni è quella di aver ricevuto un trattamento preferenziale che gli ha permesso di scampare per due volte alla sospensione provvisoria dopo la doppia positività al Clostebol il 10 e il 18 marzo durante il torneo di Indian Wells, non saltando sostanzialmente nessun torneo fino alla sentenza di assoluzione dello scorso 15 agosto.

Curiosamente, altri due tennisti italiani sono risultati positivi alla stessa sostanza contestata al numero uno del ranking ATP: di seguito analizziamo le loro vicende.

Marco Bortolotti

Positivo al Clostebol in un test effettuato durante il challenger di Lisbona il 4 ottobre 2023, l’atleta riceve la comunicazione il 30 gennaio con la richiesta di deduzioni entro il 13 febbraio (giorno in cui sarebbe partita la sospensione provvisoria): il nativo di Guastalla presenta immediatamente la propria versione il primo febbraio e l’ITIA accoglie la sua tesi, assolvendolo il 5 febbraio anche se decide di togliergli i punti (16) e gli euro (440) conquistati in Portogallo. Nonostante numerose interviste concesse nel corso di questa settimana, per motivi di privacy, Bortolotti si è sempre rifiutato di rivelare le motivazioni della sentenza di assoluzione.

Matilde Paoletti

L’azzurra risulta positiva ad un test anti doping il 19 luglio 2021 a Palermo e riceve la comunicazione il 28 agosto con la sospensione provvisoria che ha effetto a partire dal 7 settembre; la Paoletti riesce a dimostrare che il Clostebol le è stato passato dal cane di famiglia il quale ha avuto diversi problemi di salute tra giugno e luglio dello stesso anno, motivo per cui viene assolta a metà dicembre con restituzione dei punti e del prize money guadagnati in Sicilia.

Pur con tutta la simpatia e affetto possibile nei confronti di Sinner, almeno nel raffronto con il precedente di Matilde Paoletti emerge una enorme differenza: dal momento della sospensione alla sentenza di assoluzione, avvenuta quasi quattro mesi dopo, alla tennista italiana viene impedito di disputare tornei del circuito a differenza del campione altoatesino che non ha, invece, saltato neanche un appuntamento, essendo riuscito per due volte consecutive a farsi revocare la sospensione provvisoria.