Moto GP

MotoGP, Vinales contro Yamaha: “Se mi avessero ascoltato avremmo vinto il mondiale”

Lo spagnolo torna sui suoi anni in MotoGP con la casa giapponese e si toglie qualche sassolino dalla scarpa
Vinales
Vinales (Getty Images)

Il palmares parla di un solo titolo mondiale in 125, ma la carriera di Maverick Vinales è stata ed è tuttora quella di un predestinato. Genio e follia, talento cristallino spesso non messo nelle migliori possibilità per andare a vincere il tanto sognato mondiale di MotoGP. Eppure lo spagnolo, tornato a parlare della sua avventura in Yamaha, non ha dubbi: avrebbe potuto davvero vincere il titolo, se solo fosse stato ascoltato.

Il primo contatto con Yamaha

Nel corso del documentario girato con Dazn Spagna, Vinales riparte dal primo anno in Yamaha: «Sono entrato come un missile, avevo chiesto solo di essere campione del mondo: on mi interessava altro. Quando per la prima volta sono salito sulla M1, me ne sono subito innamorato. Ho detto: “Non ho mai guidato una moto simile, non toccatela”. Era quella che aveva lasciato Jorge Lorenzo».

La delusione di Vinales

Quella moto, però, al primo Gran Premio della stagione in Qatar, non c’era. «Dissi: “Dov’è quella moto?”. Mi hanno risposto che dovevamo correre con la nuova. Mi sentivo bene anche con quella, vinsi le prime due gare e a Le Mans lo feci dopo una bellissima lotta con Valentino Rossi» spiega ancora Vinales. «Fu uno dei giorni più belli della mia vita. Poi i cambiamenti: cinque telai diversi, non capivo nulla. Hanno cambiato le cose sulla moto, tutto è andato a rotoli. Ero molto frustrato, mentalmente mi ha fatto male».

Gli anni seguenti e l’addio

Stessa storia anche negli anni successivi, fino ad arrivare al 2020: «Ho deciso di partecipare alla stagione con molta riluttanza. L’anno più semplice per vincere il campionato è stato quello in cui abbiamo sbagliato di più. Non mi hanno prestato attenzione: se mi avessero ascoltato, oggi sarei campione del mondo. Ne sono certo al cento per cento». Quindi il 2021: «Mi sentivo imbattibile, non capisco cosa sia successo. Ho iniziato a sospettare ci fosse qualcosa sotto. In Austria non ho provato a rompere il motore, volevo far capire loro che non ne potevo più. Ero stufo di quella situazione».