Calcio

Zubimendi, no al Liverpool: quando il calciatore rifiuta il top club

Il rifiuto di Zubimendi al Liverpool fa riaffiorare vecchi ricordi, quelli delle bandiere di una volta e degli storici rifiuti ai top club: da Di Natale a Zanetti, da Totti ad Hamsik
Zubimendi, Real Sociedad
Zubimendi, Real Sociedad

Ha fatto rumore il ‘no’ di Martín Zubimendi al Liverpool. Il centrocampista della Real Sociedad ha deciso di non tradire la fiducia dei suoi tifosi, rifiutando di lasciare quella che da sempre è la sua casa, solo per l’opportunità di guadagnare uno stipendio nettamente più alto e giocare la Champions League. Ambizioni che spettano a giocatori che pensano alla propria crescita, com’è lecito che sia, ma che non hanno a cuore – almeno non come Zubimendi – l’amore del proprio popolo, lo stesso che ogni giorno vive e ama dal lontano 2011, quando a soli 12 anni ha iniziato a vestire la maglia della propria città – San Sebastian – e del suo cuore. Quella del classe 1999 è una dichiarazione d’amore a cui non eravamo più abituati, è lo sventolare di quelle bandiere che ormai sembrano appartenere al passato e che, invece, ogni tanto riemergono riempiendo il cuore dei tifosi – e degli amanti di questo sport – di grande orgoglio e passione. Un richiamo a quei tempi in cui rifiuti di questo tipo erano pur sempre rari, ma certo più comuni. I tempi di Totti e Di Natale, di Riva e di Zanetti e di ‘Marekiaro’ Hamsik. Riviviamo insieme quelli che hanno scritto la storia del nostro campionato.

Totò alla Juve? Mai ‘no’ fu più facile

Correva l’anno 2010, forse il migliore nella carriera di Antonio Di Natale, il sesto con indosso la maglia dell’Udinese. L’attaccante napoletano si laurea capocannoniere della Serie A dall’alto dei suoi 29 gol, permettendo ai friulani di strappare una salvezza tranquilla e chiudere al 15° posto il proprio campionato. A Torino, sponda Juventus, c’era invece la necessità di rifondare, trovando un attaccante su cui costruire il nuovo reparto offensivo. La scelta era fin troppo facile. Quel talentuoso ragazzo di Udine era il profilo ideale, un giocatore da strappare alla provincia per lanciarlo sui più grandi palcoscenici del mondo. A Totò, però, i riflettori non sono mai piaciuti e nonostante l’accordo tra le due società, il suo ‘no’ è arrivato secco e perentorio lasciando di stucco la dirigenza bianconera. Qualche giorno dopo confesserà: «È stato semplice dire no perché tutto è durato un minuto, il tempo di parlare con la mia famiglia e decidere di restare a Udine. Volevo continuare in questa squadra e in questa città dove sto bene».

Totti tra i Galacticos, un ‘What if…” eterno

Cosa sarebbe stato Francesco Totti se avesse firmato con il Real Madrid? C’è chi parla di Pallone d’Oro, chi di Champions League alzate al cielo. Tante ipotesi campate nell’aria, perché quel giorno, quello in cui avrebbe dovuto scegliere cosa sarebbe stato meglio per la propria carriera, il Pupone ringraziò Florentino Perez per la sua scelta, decidendo di diventare la bandiera più grande nella storia della Roma. Un mix di amore e romanticismo che mette in secondo piano le voci di una possibile scelta economica – si abbia rifiutato solo per il milionario rinnovo proposto dalla Roma – e che evidenzia quanto, in un mondo come il calcio sempre più elitario, c’è o, meglio, c’era, chi ancora viveva per la passione e l’affetto del popolo.

Quando ‘Rombo di Tuono’ giurò fedeltà alla Sardegna

Ancora una volta è la Juve a farla da padrona. La Vecchia Signora per decenni è stata la regina del campionato, la squadra – insieme alle due milanesi – ambita dai giocatori di tutto il mondo. Un fascino al quale, però, qualcuno è riuscito a resistere prima ancora di Antonio Di Natale. Era il 1969-1970 quando il Cagliari alzò al cielo il primo grande Scudetto della sua storia nel segno di Gigi Riva. Bomber e simbolo della squadra sarda, al termine di quella stagione attirò le attenzioni di tutti i grandi club italiani con la Juve che era pronta a rivestirlo d’oro, consegnandogli le chiavi del proprio attacco. Un sogno per tutti, non per ‘Rombo Di Tuono’ che non esitò a mantenere la promessa fatta alla sua gente, liquidando così la dirigenza bianconera: «No, grazie, voglio rimanere per sempre in Sardegna».

Zanetti e l’Inter, una scelta d’amore più grande del Real

Era il 2001, un anno prima di Totti, quando il Real Madrid fece un tentativo per Javier Zanetti. Il terzino venne tentato dalla possibilità di diventare uno dei calciatori della squadra più forte della storia, in un momento in cui la situazione in casa Inter non era poi così florida. Eppure, una voce dentro di lui spinse a fare una scelta forte, ma che cambierà per sempre la sua carriera: «Era quasi fatta. All’Inter si viveva un periodo difficile, ma la mia voglia di restare e di vincere con questa maglia era maggiore. Ed anche il fatto che la mia famiglia stesse bene a Milano ha pesato. È stata questa la ragione che ha spostato gli equilibri».

Hamsik, un cuore tutto partenopeo

Tra i rifiuti più recenti nella storia della Serie A è impossibile non citare quello di Marek Hamsik al Milan. Era il 2011 e il centrocampista slovacco, reduce da una delle migliori stagioni con la maglia del Napoli, riceve l’offerta dei rossoneri, appena diventati Campioni d’Italia. La trattativa tra i due club procede a gonfie vele, da Milano sono speranzosi di vedere quella simbolica cresta ‘tingersi’ di rossonero, fino a quando non arriva l’inaspettato rifiuto. Hamsik non volle lasciare la sua nuova casa, scegliendo di restare per diventare simbolo di quel popolo che lo aveva adottato quattro anni prima.