Calcio

Sven-Goran Eriksson, un brav’uomo e un grande allenatore

I successi con la Sampdoria, la Lazio sul tetto del mondo, Sven Goran Eriksson si è spento all'età di 76 anni, lasciando un vuoto enorme nella storia del calcio
Eriksson, Lazio
Eriksson, Lazio

Spero di essere ricordato come un brav’uomo. Queste sono state le ultime parole pubblica di Sven Goran Eriksson. Allenatore, leggenda del calcio, ma soprattutto simbolo di eleganza e razionalità, caratteristiche che in una lunga e vincente carriera lo hanno sempre contraddistinto e che fino all’ultimo giorno, anche quando percorreva gli stadi della sua vita acclamato dai suoi tifosi, lo hanno caratterizzato. Sven, d’altronde era così. Nato in Svezia, nel suo sangue scorreva quello di un lord inglese. Lo stile e la portanza di chi sa che, quando si parla con la vita, quando si progetta con il futuro, lo si fa sempre con eleganza, in punta di piedi, pronti a prendersi quel che il domani offre. “Prendetevi cura della vostra vita. E vivetela! l’ultimo dei suoi messaggi. Un insegnamento da tenere stretto, da custodire gelosamente. Ancora una volta esempio brillante di chi, salito sull’ultimo treno della propria vita, non vuol far altro che rivolgere agli altri il proprio pensiero, consumare i suoi ultimi respiri per dedicarsi a chi è disposto ad amarlo, ad ascoltarlo. Il 26 agosto è un giorno triste, lo è per i laziali, per i doriani, per i fiorentini e per gli inglesi, lo è per tutti coloro lo hanno potuto amare come allenatore e lo è per chiunque, anche solo per un istante, ne abbia apprezzato l’umanità, le idee e lo stile. Sven se ne va da leggenda, se ne va da grande maestro del calcio mondiale, se ne va con la consapevolezza che, per quanto sembri tutto finito, il ricordo di lui prima come uomo, poi come allenatore, resterà nel cuore di tutti coloro amino il calcio. Grazie Sven, grazie mister.

Una carriera da vincente

Ripercorrere la carriera di Eriksson è forse impossibile. Bisognerebbe partire dagli albori, dal lontanissimo 1977 quando per la prima volta sedette sulla panchina del Degerfors, dando il via a un’avventura che si sarebbe conclusa solo nel 2019, quando da commissario tecnico provò a rivoluzionare il calcio filippino. Quarantadue anni di carriera, 16 trofei, di cui la stragrande maggioranza vinti in Italia. Nel nostro Paese è diventato presto un’istituzione, quando prima con la Sampdoria e poi con la Lazio fu capace di raggiungere traguardi mai raggiunti prima. Proprio in biancoceleste ha forse passato gli anni più belli di tutta la sua carriera, alzando al cielo una Supercoppa Italia, due Coppe Italia, uno Scudetto, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europa. Quattro anni in cui ha dato lustro alla storia biancoceleste, portandola sul tetto d’Italia, regalando ai tifosi la realizzazione di un sogno, quello di poter tornare per le vie della città a urlare di essere i “Campioni!”. Con costanza, gestione ed equilibrio rese quella Lazio, la sua Lazio, una delle squadre più forti nella storia del calcio. Fu in quegli anni la carriera di Eriksson toccò il punto più alto, raggiunse una cima che forse negli anni a venire non avrebbe più raggiunto. Nel 2001 le strade si separarono, Sven iniziò un percorso differente, divenne c.t. dell’Inghilterra – suo obiettivo fin da bambino – prima di diventare nel 2007 il tecnico del Manchester City. Da qui toccherà poi a Messico, Costa d’Avorio, Leicester, Tero Sasana, Al-Nasr, Guangzhou, Shangai SIPG, Shenzen, per concludere nelle Filippine una carriera da leggenda, una carriera che lo ha visto protagonista di obiettivi leggendari e che resterà sempre incorniciata nel museo del calcio là dove riposano tutti più grandi della storia.