Serie A

“Luis Alberto dice nefandezze”: la risposta durissima di Fabiani

Il direttore sportivo della Lazio Angelo Fabiani ha risposto duramente alla lettera di Luis Alberto ai tifosi biancocelesti: i dettagli
Luis Alberto
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Il direttore sportivo della Lazio Angelo Fabiani ha risposto duramente alla lettera scritta da Luis Alberto, in estate passato all’Al Duhail, ai tifosi biancocelesti. Il calciatore spagnolo ex Liverpool, che con il club capitolino ha disputato 307 partite ufficiali in otto stagioni, segnando 52 gol, aveva scritto: “Non sarei mai andato via dalla Lazio. Sarei rimasto a vita. Perché sono andato via? Ditemi uno che è uscito bene dalla Lazio. Fanno così: guardate ora proprio Cataldi… era lì fin da piccolo. È un peccato perché poi vedi altre squadre che si comportano diversamente: almeno ti fanno fare un saluto o una conferenza stampa. Radu, ma anche con Lulic e Milinkovic-Savic, a nessuno di loro è stato concesso. Tutti escono male perché non parlano in faccia, è un peccato. La Lazio è una società speciale, però non per le persone che ci sono dentro, ma per quello che c’è fuori, che è una roba pazzesca. Ho tanti amici tifosi, quando parli con loro è tutto. C’è gente che lo mette davanti alla famiglia. Noi eravamo felici dentro perché c’erano Inzaghi e Tare. Con Igli ho litigato mille volte, ma sapevamo che eravamo due persone giuste e trovavamo la ragione. Dopo quel periodo è finito tutto. Quella è stata la differenza, anche quando è andato via Sarri, era finito il ciclo. Avevo appena rinnovato, per me l’idea era restare a vita. Non mi andava però di rimanere in un posto in cui non vedevo niente di pulito. Non sono mai stato zitto. Era il momento di andarmene e stare più tranquillo calcisticamente. Quando sono andato via dalla Lazio, ho detto che non sarei andato in un’altra squadra italiana. Non volevo. Inzaghi per noi non era soltanto un allenatore, era come un padre calcistico. Con lui anche chi non giocava era contento. Fa la differenza sotto l’aspetto umano. Vi racconto questa. Inzaghi era alla Lazio da 21 anni. Quando non vincevamo una partita, la mattina successiva era distrutto. Lo vedevi, il calciatore ne rimaneva colpito. Dentro di te, dicevi: ‘La prossima partita dobbiamo vincere per lui’. Ti dava tutto e con lui, facevamo ciò che volevamo: ‘Mister, per favore, possiamo cambiare orario di allenamento che domani abbiamo una cena?’, oppure ‘Mister, domani devo portare mio figlio in un posto, posso arrivare leggermente dopo?’. Lui è stato giocatore e ha figli, ti rispondeva: ‘Nessun problema, vai. Il calcio è una cosa, la vita un’altra’. E alla fine quello ti rimane dentro. Perdeva sempre la voce dopo la partita! La mattina dopo, in allenamento, praticamente non lo sentivi. Cataldi era il più bravo a imitarlo, veramente identico, lo fa perfetto. Chissà se nel 2020 avremmo potuto vincere lo Scudetto. Eravamo lì. Poi è arrivato il Covid, è arrivato il lockdown. Senza, ce la saremmo giocata fino all’ultima giornata. Eravamo lì per vincere, sicuramente. Perché non so cosa sia successo. Appena il campionato è ripreso, abbiamo perso Leiva e Cataldi per infortunio, ma anche Marusic e Patric. Siamo rimasti in pochi, dopo due mesi fermi, e il nostro ritmo non era più lo stesso. Fino a febbraio, le partite in casa le vincevamo al 20’. Eravamo in testa con la Juventus, con 17 vittorie su 22 partite, e avevamo alzato la Supercoppa Italiana. Era normale che ne parlassimo in spogliatoio. Siamo arrivati ad affrontare il Milan senza Ciro e Caicedo. Nella prima partita dopo il lockdown, vincevamo 0-2 contro l’Atalanta. Abbiamo fallito lo 0-3 e alla fine abbiamo perso 3-2. Ne abbiamo parlato tante volte nello spogliatoio. E anche dopo, di come sarebbe potuta andare. Alla fine siamo arrivati in Champions League, che era importante per i tifosi e la società”.

La replica di Fabiani a Luis Alberto

Il direttore sportivo Angelo Fabiani, in un’intervista rilasciata ai microfoni dei canali ufficiali della Lazio, ha però replicato duramente a Luis Alberto dopo aver rivolto le proprie condoglianze ai famigliari di Alicicco, Schillaci e Argurio: “Volevo fare intanto le condoglianze alle famiglie del professor Alicicco, di Totò Schillaci e di Christian Argurio. La notizia già la avevo da ieri e mi ha veramente sconvolto, ho avuto il piacere di lavorare con Christian ai tempi del Messina, lo portai a lavorare con me. Tanta gavetta poi, una preparazione straordinaria, ma mi ha lasciato sconvolto perché a prescindere dal calcio è una scomparsa prematura. Mi raccontava la signora Argurio che questo malore all’improvviso lo ha preso mentre era in bagno e canticchiava allegramente una canzone fischiettando. All’improvviso si è sentito male e veramente mi ha sconvolto, così come mi ha sconvolto la scomparsa di Totò Schillaci. Anche lui ha giocato al Messina, tutte le morti che deve commentare su persone che conosce o anche che non conosce sono sempre cose tristi che ti colpiscono, ancor più se hai avuto modo di conoscere e lavorare con tre persone di questo calibro. Un grosso abbraccio alle famiglie, questi sono momenti dove bisogna stare vicino alle stesse famiglie. Luis Alberto? C’è poco da commentare, finiremmo per essere uguali a talune persone che affermano stupidaggini e nefandezze. In taluni di questi soggetti vige la sindrome rancorosa del beneficiato o del bonificato, per cui la chiuderei qui. Mi dispiace soltanto che oggi non sono in vena per via di queste brutte notizie che mi hanno sconvolto e non posso prolungarmi più del dovuto. La cosa che mi fa incazz… tremendamente è che alcuni soggetti possano prendere in giro in qualche maniera i tifosi, a queste cose non ci sto e mi ci avveleno anche. Chiudiamola qua, facciamo finta che abbiamo fatto passare l’ennesima bizza allo stalliere del re. Rinnovo per l’ennesima volta le più sentite condoglianze a questi tre personaggi che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere perché sono persone e personaggi straordinari”.