Serie A

Lazio, rosso e autogol nella stessa partita: il precedente

I biancocelesti, in 10 per l'espulsione a Romagnoli al 24', escono sconfitti dall'Allianz Stadium: Gila beffa Provedel e regala i tre punti alla Juve
Claudio Lotito, Lazio
Claudio Lotito, Lazio

Alla Lazio non basta una grande prova difensiva per portare a casa dei punti dall’Allianz Stadium: i biancocelesti di Marco Baroni si arrendono nel finale a una Juve che trova i tre punti grazie all’autorete a cinque dal novantesimo di Gila che, stanchissimo – stava per essere sostituito prima che Nuno Tavares chiedesse il cambio per infortunio -, devia nella proprio porta il cross di Cabal beffando Provedel. La partita, però, è stata condizionata dall’espulsione a Romagnoli al minuto 24: il difensore ferma Kalulu diretto in porta, l’arbitro Sacchi lascia correre ma poi viene chiamato dal VAR e una volta riviste le immagini assegna punizione dal limite ed estrae il rosso all’indirizzo dell’ex Milan. Il muro dei capitolini si sgretola solo nel finale quando i tifosi pregustavano già un pareggio preziosissimo. Resta però la grande prova di maturità, sottolineata anche dal tecnico Baroni al triplice fischio.

Lazio-Napoli, 7 gennaio 2001

Insomma, Lazio sfortunata negli episodi, con un rosso e un autogol a fare la differenza. L’ultima partita nella quale i biancocelesti rimasero in dieci e beffarono il proprio portiere risale al 7 gennaio 2001 quando, con lo scudetto sul petto, arrivò il ko per 2-1 all’Olimpico contro il Napoli. Gli azzurri di Mondonico passarono in vantaggio al 4′ con Amoruso e raddoppiarono al 37′ grazie all’autogol di Pancaro. A rendere la partita ancor più complicata fu l’espulsione rifilata dal direttore di gara Racalbuto al portiere laziale Angelo Peruzzi. Nonostante ciò, Mihajlovic accorciò a tre dal novantesimo su rigore ma non bastò.

“Fine di un amore”: Eriksson saluta la Lazio

Quella partita, però, è passata ancor di più alla storia per essere stata l’ultima di Eriksson sulla panchina della Lazio. Quella sconfitta, infatti, sancì l’interruzione dell’idillio tra il tecnico svedese e la società capitolina: un binomio perfetto che portò il club ai vertici del calcio europeo; un amore, però, mai sopito.