Genoa, la verità di Gilardino: “In società non piacevo a qualcuno. Avevo scelto Balotelli perché…”
Sono passati due mesi dall’esonero a sorpresa di Alberto Gilardino, sostituito dal Genoa con Patrick Vieira, che ora ha deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa in esclusiva alla Gazzetta dello Sport. Dopo il primo mese in cui ha recuperato il tempo con la famiglia, già dal secondo ha ripreso a masticare calcio, andando anche a Londra a trovare Enzo Maresca e imparare l’inglese, che per un allenatore è fondamentale anche per allenare in Italia, vista la mole di calciatori stranieri.
Su Gudmundsson, Retegui e Balotelli
Nella sua parentesi al Genoa, Gilardino ha avuto il grande merito di aver valorizzato giocatori come Dragusin, Martinez, Retegui e Gudmundsson, grazie ai quali le casse del club si sono riempite con quasi 100 milioni di euro. Il tecnico sostiene di aver influito maggiormente sull’esplosione dell’islandese: “Quando sono arrivato non giocava quasi mai, per lui ho cambiato l’assetto tattico. Abbiamo lavorato per portarlo da esterno a dentro il campo e lasciargli libertà assoluta nella tre quarti avversaria, consentendogli crescita continua”.
Poi, su Retegui afferma di essersi aspettato il suo rendimento all’Atalanta per due ragioni: “Quando è arrivato al Genoa non si è mai fermato, ha giocato ininterrottamente e ciò si notava dal calo fisico, ma si vedevano le qualità del bomber. Poi al riposo estivo si è unita la possibilità di trovare un maestro come Gasperini che lo sta perfezionando“.
Infine, ha parlato anche di Balotelli, che aveva richiesto a gran voce: “Era una sfida per entrambi e avrei provato a vincerla. So che rabbia e voglia di rivincita possano esserci in un atleta che sente di avere ancora qualcosa da dare, in lui avevo percepito questo. Gli auguro di riuscire a dimostrarlo”.
Il rapporto con tifosi e società
Gilardino si è poi concentrato sul rapporto con i tifosi: “E’ stato bellissimo, si era creata un’alchimia incredibile tra tifosi e squadra, eravamo tutt’uno. Anche per loro ho rifiutato alcune opportunità, volevo dare continuità al lavoro e soddisfazione a un ambiente a cui rimarrò sempre legato”.
Purtroppo, però, le strade si sono divise all’improvviso, con il tecnico che ha un’idea specifica del motivo: “C’è sempre qualche dirigente con cui hai più feeling e qualcuno che magari può essere meno convinto. Il mio riferimento è sempre stato il presidente Zangrillo. Non nego però che la sensazione di non essere mai stato nelle grazie di qualcuno mi abbia lasciato la cattiva sensazione di essere sempre in discussione”.