Calcio

Juventus, Danilo amaro: “Il club ha perso la sua identità”

L'ex capitano bianconero si presenta al Flamengo e non risparmia critiche al suo ex club
Danilo, Juventus
Danilo, Juventus

Danilo ricomincia dal Flamengo, club di cui è sempre stato tifoso fin da bambino, ma non dimentica la Juventus con un bel po’ di amaro in bocca. Un addio, quello alla Vecchia Signora, che l’ex capitano ha faticato a mandare giù come ha rivelato alla presentazione con il suo nuovo club: “Ho la coscienza pulita. La Juve non è più famiglia come prima”. Agli ordini di mister Filipe Luis il brasiliano ritroverà il connazionale e amico Alex Sandro, con cui ha condiviso l’ultimo periodo della sua esperienza italiana.

Una ferita ancora aperta

“La Juventus è stato probabilmente il club più importante della mia carriera. Ho costruito una storia meravigliosa con i tifosi, i giocatori e la città, dove sono stato molto felice per cinque anni e mezzo. Negli ultimi tempi, con i cambiamenti interni e una certa programmazione probabilmente hanno capito che non ero adatto, ma non per motivi calcistici. Questo mi ha dato fastidio e fatto soffrire. Dal momento in cui ho avuto questa difficoltà, che non aveva nulla a che fare con le mie capacità in campo, ho capito che era arrivato il momento di cercare nuovi orizzonti perché questo mi faceva soffrire molto, e ho capito che dovevo andare in un posto in cui stare meglio”

L’anima smarrita alla base del periodo no

“Ho sofferto molto, non credo valga la pena fare nomi. Ho scritto una lettera in cui ho parlato con il cuore e che dice molto di quello che penso in questo momento della Juventus, che tifo e tiferò per il resto della mia vita, perché ci sono stati momenti incredibili e magici. La Juventus è sempre stata famiglia, è sempre stata l’uno per l’altro, è sempre stata la cura dei dettagli e l’aspetto umano. E questo si è un po’ smarrito negli ultimi sei mesi e credo che gli ultimi risultati ed eventi siano dovuti in gran parte alla perdita di questa identità, la famiglia, la cura dei dettagli, la cura del lato umano dei giocatori, delle persone che ci lavorano. Se al più presto si tornerà su questa strada, i risultati torneranno”