Coppe Europee

Milan-Liverpool, quelle finali passate alla storia: quanti retroscena

Rossoneri e Reds si sono contesi il trofeo nell'ultimo atto della manifestazione sia nel 2005 che nel 2007: ecco il racconto di quelle due serate incredibili
I calciatori di Liverpool e Milan festeggiano i trionfi in Champions League rispettivamente del 2005 e del 2007
I calciatori di Liverpool e Milan festeggiano i trionfi in Champions League rispettivamente del 2005 e del 2007 (Getty Images)

Alle ore 21, allo stadio Giuseppe Meazza, Milan e Liverpool si affrontano nella gara d’apertura della nuova Champions League. Con sette e sei trofei in bacheca, i due club – anche il Bayern Monaco è a quota sei – seguono il Real Madrid (15) nell’albo d’oro della manifestazione. Rossoneri e Reds si sono contesi la vittoria in finale sia nel 2005 che nel 2007, due sfide epiche entrate di diritto nella storia della coppa dalle grandi orecchie e che, a distanza di anni, fanno ancora discutere per alcuni retroscena incredibili.

Milan, una notte da incubo all’Atatürk: i racconti dei protagonisti

25 maggio 2005, stadio Atatürk di Istanbul, ultimo atto della 50ª edizione della kermesse europea. Il Milan domina il primo tempo e va all’intervallo avanti 3-0 grazie alla rete di Paolo Maldini dopo appena 50 secondi e alla doppietta di Hernan Crespo. All’intervallo, però, succede qualcosa di clamoroso: qualcuno dirà che i rossoneri stavano già festeggiando, ma sono gli stessi protagonisti a raccontare, ognuno con la propria versione dei fatti, ciò che accadde negli spogliatoi. Carlo Ancelotti, tecnico rossonero all’epoca, a Goal raccontò: “È vero che eravamo contenti perché avevamo giocato bene nel primo tempo, ma eravamo anche concentrati sulla ripresa. Non festeggiammo negli spogliatoi durante l’intervallo, come invece tante persone hanno affermato. Parlai con i giocatori per 3-4 minuti e dissi loro di rimanere concentrati per far sì che giocassero il secondo tempo come il primo. Quando arrivammo ai rigori, però, era impossibile vincere. I giocatori non erano più lucidi, continuavano a pensare come fosse stato possibile andare ai penalty dopo aver giocato così bene. Non avevamo più la testa giusta per calciarli e per questo perdemmo”. Anche Paolo Maldini, in un’intervista al Corriere della Sera, smentì le voci sulla presunta festa durante l’intervallo, anzi parlò di una lite: “Non è vero che nell’intervallo abbiamo festeggiato. Al contrario: abbiamo litigato. Ci siamo rinfacciati cose stupide, tipo un passaggio sbagliato. Allora Ancelotti ha urlato invitandoci alla calma”. Stessa versione raccontata da Kaladze: “Eravamo disperati dopo Istanbul, ma poi abbiamo trovato la forza per vincere ancora. Non è vero che abbiamo festeggiato all’intervallo, anzi il mister ci diceva di stare attenti perché la partita non era ancora finita”. Una voce fuori dal coro viene da Cafu, anche lui titolarissimo di quegli anni, che a FourFourTwo ha rivelato: “È vero che molti giocatori del Milan festeggiarono all’intervallo. Pensammo fosse la nostra serata e ci rilassammo. Quando segnarono i primi due gol accusammo il colpo. Quando segnarono il terzo non potevamo crederci”. C’è chi, come Andriy Shevchenko, ancora non ci dorme: “Nei primi tre mesi dopo quella sconfitta così acida mi svegliavo gridando nella notte e cominciavo a pensarci. Mi capita di pensarci ancora oggi che sono passati sedici anni”.

La “preghiera” di Benitez e il discorso di Gerrard: la versione dei calciatori del Liverpool

Il Liverpool, invece, rientrato negli spogliatoi dopo 45 minuti da film dell’orrore, come l’araba fenice, risorge dalle proprie ceneri e trasforma quella serata in una notte indimenticabile per i propri tifosi e da incubo per gli avversari. Rafa Benitez, allenatore dei Reds, secondo quanto raccontato dai protagonisti pronunciò le seguenti parole: “We are Liverpool, you’re playing for Liverpool. Give yourself the chance to be heroes (Noi siamo il Liverpool, voi giocate per il Liverpool. Datevi la possibilità di essere eroi). Poi si inginocchiò e alzò gli occhi al cielo, come per invocare un aiuto divino. Steven Gerrard, capitano degli inglesi, chiese invece a tutti quelli che non erano calciatori di uscire dallo spogliatoio e improvvisò un discorso motivazionale che l’ex attaccante Cissè ha definito memorabile: “Senz’altro è stato il più grande discorso che abbia mai sentito. Quello che ci ha detto è stato il motore che ci ha permesso di andare a vincere la partita. Ci ha spinto a tirare fuori le palle. Ci ha spiegato che lui, essendo un ragazzo di Liverpool, non voleva in nessun modo vedere il proprio club umiliato in quel modo. Ci ha detto che se avessimo segnato nei primi 15 minuti avremmo vinto la finale”. Al rientro, dopo che Shevchenko sfiora il poker su punizione, nel giro di sei minuti, tra il 54′ e il 60′, proprio Gerrard, Smicer e Xabi Alonso ristabiliscono l’equilibrio portando il match ai supplementari e poi ai rigori: Dudek veste i panni del supereroe e con il “balletto” alla Grobbelaar ipnotizza Pirlo e Shevchenko, con Serginho che calcia addirittura alle stelle. Dida, invece, riesce a neutralizzare solo il tiro di Riise. Il Liverpool è campione, il Diavolo all’Inferno.

La rivincita ad Atene: Inzaghi abbatte il Liverpool, ma non doveva nemmeno giocare

Il Milan, però, non deve attendere molto per prendersi la rivincita. Appena due anni dopo, infatti, esattamente il 23 maggio 2007, la coppa va ai rossoneri che vincono 2-1 grazie alla doppietta di Superpippo Inzaghi. L’attaccante di Piacenza, che saltò la sfida dell’Atatürk per infortunio, sarebbe dovuto rimanere fuori anche ad Atene. “La sera prima della finale di Atene con il Milan – ricordò successivamente Adriano Galliani, Inzaghi non si teneva in piedi, dissi a Carlo Ancelotti che forse era meglio far giocare Gilardino che stava meglio. Lui mi rispose ‘si ma Pippo anche se non sta in piedi, domani è capace di farne due’. Il giorno dopo Inzaghi fece doppietta e vincemmo la Champions contro il Liverpool“. Lo stesso Superpippo rivelò: “Ancelotti mi prese e mi disse ‘non ho dubbi, domani giochi tu’. Però non stavo bene, ero ancora mezzo stirato e avevo addosso una pressione enorme”. In campo, però, come sempre, Inzaghi si fa trovare nel posto giusto al momento giusto: al tramonto della prima frazione di gioco devia col corpo la punizione di Pirlo sbloccando l’incontro, mentre all’82’ raccoglie il perfetto assist di Kaká, supera Reina e deposita la sfera nel sacco da posizione defilata andando a esultare – un’immagine che rimarrà per sempre nella mente e nel cuore dei tifosi del Diavolo – alla bandierina del calcio d’angolo. Nel finale Kuyt di testa accorcia ma la vendetta è consumata: stavolta la coppa finisce nelle mani di Paolo Maldini e Steven Gerrard deve accontentarsi della medaglia d’argento.