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De Rossi: “Ho sfiorato Juve e United, restare alla Roma una decisione sbagliata”

L'ex centrocampista e allenatore della Roma Daniele De Rossi ha commentato le scelte fatte in carriera e le opportunità di mercato avute: le dichiarazioni
De Rossi
De Rossi (Getty Images)

Ospite dell’ultimo episodio di “The Overlap On Tour”, il podcast su Yuotube di Gary Neville, Roy Keane, Jamie Carragher e Ian Wright, l’ex centrocampista e allenatore della Roma Daniele De Rossi ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni: “Pressione intorno alla squadra? È l’amore per questo club, il modo in cui siamo. Se io fossi uno chef sarei così, se cucinassi una carbonara e non ci fosse tanto guanciale mi arrabbierei (ride, ndr). Il calcio è molto importante per gli italiani, soprattutto a Roma. Sappiamo che non siamo il Real Madrid e molti tifosi accettano di non vincere trofei. Loro amano la lealtà di un giocatore, l’impegno profuso in campo anche se non sei di Roma. Ovviamente, poi vorrebbero vincere. Abbiamo trascorso 10/12 anni senza vincere ma andandoci molto vicino, con 9 secondi posti ed è folle, contro club costruiti con 200 milioni più di noi. Non abbiamo mai vinto ma in quelle stagioni avevamo vinto tante partite e alla gente andava comunque bene perché apprezzavano la prestazione. Tutti qui vorrebbero giocare per la Roma, qualche volta succede e poi devi fare una scelta: se sei abbastanza fortunato puoi permetterti di scegliere se andare in un club migliore o rimanere qui. Io ho fatto la mia decisione, calcisticamente una decisione sbagliata ma per me è andata bene così. Non ho rimpianti. Quando ho iniziato con la Roma nelle giovanili e avevo 12 anni. Mi allenavo a Trigoria, nella stessa struttura che viene utilizzata ora ma ovviamente è stata modernizzata. Non giocavo mai, ero sempre in panchina per i primi 3/4 anni. Ero un giocatore diverso, un attaccante molto leggero, tecnico ma non aggressivo. Poi ho capito che se avessi voluto giocare avrei dovuto cambiare ruolo – aggiunge – Avevo 16 anni, stavamo perdendo contro l’Arezzo e io ero in panchina. Il capitano era un centrocampista e venne espulso, quindi il mister mi disse di entrare e giocare nella stessa sua posizione. Andò bene, vincemmo 2-1. Nella gara successiva giocai sempre in quella posizione ed era contro il Pescara. Ricordo tutto perché cambiò la mia vita. Poi andai in Primavera con lo stesso allenatore e trovai spazio perché durante la preparazione estiva sette centrocampisti della Primavera vennero chiamati in prima squadra. Quando tornarono pensai che non avrei più giocato, ma l’allenatore invece continuò a credere in me e io continuai a giocare. Poi Fabio Capello mi vide giocare in Primavera e non sono più tornato indietro. All’inizio mi chiamava soltanto negli allenamenti e quella fu la stagione migliore della nostra vita perché vincemmo lo Scudetto. Quell’anno andai un paio di volte in panchina e mi sono sentito una piccola parte di quella stagione. Nessuno si ricorda di me ovviamente, ma io ricordo tutte le emozioni vissute in quell’annata”.

De Rossi su Juve, United, Calciopoli e Mondiale 2006

“L’anno successivo sarei dovuto andare in prestito, poi rimasi e giocai 4/5 partite. Nella stagione ancora successiva Capello cercò di prendere Davids dalla Juventus e i bianconeri chiesero 4/5 giovani giocatori come pedine di scambio, ma l’affare non andò in porto e non so precisamente il motivo. Avevo delle squadre che mi volevano tra cui Chievo, Empoli e Reggina ma decisi di rimanere perché credevo di poter giocare. Tutti mi dicevano che ero matto e che non avrei mai giocato con calciatori del calibro di Emerson, Dacourt, Tommasi, Zanetti… Giocai 25/26 partite alla fine, un numero importante per un giovane calciatore. Lo United? Sono stato molto vicino, sarebbe stata la prima opzione in caso di addio alla Roma. Fui vicino al Manchester United, la consideravo la squadra migliore in Inghilterra. Inoltre ho avuto ulteriori occasioni per andare in altri club. Nel 2006, durante il Mondiale, ero in aeroporto e il ct Lippi mi chiamò e mi portò in una piccola stanza in cui c’era Ferguson. Lippi mi disse: ‘Devi andare lì’. Io stavo in silenzio perché c’era Ferguson e perché avevo paura di Lippi. Fu una chiacchierata che durò 3 minuti, niente di serio, ma mi sarebbe piaciuto dire a Ferguson ‘Io voglio venire'”, ha proseguito Daniele De Rossi, chiosando sulla vittoria con la Nazionale italiani ai Mondiali di Germania 2006 durante la tempesta Calciopoli: “Fu qualcosa di brutto anche se i calciatori non c’entravano nulla. Eravamo molto uniti, quando siamo arrivati in Germania ai tifosi italiani che vivevano lì non interessava questo scandalo. Erano tutti con noi, hanno riempito ogni stadio e ci hanno aiutato molto, ci hanno spinto fino alla finale. Sono stato stupido però. Sono stato espulso alla seconda partita per una gomitata. Non mi sono goduto tutto il cammino, pregavo di avere un’altra chance, di giocare la finale. Lippi mi amava, parlava con me anche se sotto sotto era arrabbiato. Ero sicuro che mi avrebbe dato un’altra opportunità se fossimo arrivati in finale nonostante l’errore che avevo commesso. Anche il suo assistente mi disse che se fossimo arrivati in finale avrei giocato, e così è stato”.