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Jesus Navas si ritira: “È la fine di un calvario!”

Jesus Navas, leggenda del Siviglia e della Nazionale spagnola, dice addio al calcio con delle parole molto dure sulla sua condizioni
Jesus Navas
Jesus Navas

Jesus Navas ha preso la decisione definitiva: con il calcio è finita qui. Una carriera leggendaria per un terzino che ha avuto la grandezza di inserirsi in alcuni dei contesti più importanti del mondo, di diventare un punto fermo della Nazionale spagnola, di indossare maglie storiche alzando al cielo da protagonista trofei che alcuni possono solamente sognare. Non farà passi indietro, ha martellato il chiodo al muro di casa e ora sta facendo il laccio intorno, appendendo ufficialmente gli scarpini e ponendo fine al capitolo più bello e importante della sua vita. Jesus Navas lascia il calcio dopo una vita dedicata solamente al Manchester City e al Siviglia, quest’ultima squadra della sua città, di cui è tifoso fin dalla nascita e che ha lasciato solo nel 2013 per trasferirsi in Inghilterra, ai Citizens, prima di tornarci quattro anni dopo.

Il palmarès di Jesus Navas e il suo record con il Siviglia

Le due magliette della sua vite, svestite solo per indossare in 56 volte quella della Spagna con cui ha vinto un Mondiale, due Europei e una Nations League. Sì, perché Navas è anche un vincente, ma di quelli veri. Il suo palmarès è quello del grande campione e recita così: 2 Coppe di Spagna, 1 Supercoppa spagnola, 1 Premier League, 2 Coppa di Lega Inglese e ancora, 4 Europa League e una Supercoppa Europea. Trofei da far invidia a tutti, vinti da quello che in Andalusia è considerato un mito, una leggenda capace di totalizzare 702 presenze con il Siviglia, come nessuno nella storia. Si ritira una bandiera, di quelle vere, un calciatore che ha capito il momento di smettere: per il suo bene, per il bene del suo fisico.

Jesus Navas spiega la sua decisione

«Alla fine il calcio è la mia vita e fisicamente, a parte il dolore all’anca, ho sempre recuperato molto bene. Non ho avuto problemi nemmeno giocando ogni tre giorni, ma negli ultimi tre o quattro anni, dopo le partite potevo a malapena muovermi. Altrimenti avrei almeno provato ad arrivare alla fine della stagione. La fine di un calvario? Sì, esatto. La vita normale sarebbe diventata un calvario, giocare a calcio con il mio ragazzo quando andrò in pensione magari non avrei potuto farlo. Per come sono, continuare a questo livello potrebbe mettere a repentaglio la mia integrità, ma a dire il vero non credo di essere ancora pronto per lasciare il calcio».