Calcio

Bernardeschi esalta Kean: “Mi ricorda Lukaku”

L'ex giocatore della Juventus Federico Bernardeschi ha parlato del suo ex compagno di squadra Moise Kean, autore finora di una stagione esaltante
Fiorentina, Moise Kean
FLORENCE, ITALY - AUGUST 25: Moise Kean of ACF Fiorentina reacts during the Serie match between Fiorentina and Venezia at Stadio Artemio Franchi on August 25, 2024 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Al quotidiano Il Mattino Federico Bernardeschi, ex di Fiorentina e Juventus oggi al Toronto in MLS, ha dato un giudizio sulla straordinaria stagione vissuta finora dal suo ex compagno di squadra Moise Kean, con cui ha condiviso stagioni importanti in maglia bianconera: “Quando Moise è andato a Firenze dicevo a tutti che avrebbe fatto dai 15 ai 20 gol. È un giocatore forte. Quando è arrivato alla Juventus c’era una concorrenza di livello assoluto in attacco ed era normale giocasse poco. Se gli dai spazio e fiducia vengono fuori le sue qualità: forza e velocità, che messe insieme lo rendono micidiale. Per certi versi mi ricorda Lukaku. Meno strapotere fisico, ma è quel tipo di giocatore lì. Il gol te lo fa di forza, di rabbia, di velocità”.

Un consiglio per i giovani

Bernardeschi è stato a lungo ai piani altissimi. ha vinto tanto e pur non essendo sempre stato protagonista ha acquisito l’esperienza necessaria per comprendere il mondo del calcio, specie quello ad alti livelli. Ecco cosa ha voluto sire ai giovani che sognano di ripercorrere le carriere dei loro beniamini: “Da bambino avevo il sogno di diventare calciatore. I social non esistevano, certo, ma mi rendo conto che affacciarsi troppo presto a queste realtà moderne in una società che va così veloce, è un rischio. Per uno che deve crescere e formarsi sotto l’aspetto umano e di carattere può fare male perché sei ancora instabile. Spesso sono cose che fanno male anche agli adulti, figuriamoci a chi è ancora un ragazzo che sta crescendo. Ora sembra che si voglia diventare prima famosi e poi calciatori. Invece dovrebbe essere il contrario. O almeno da bambino per me era così”.