Calcio

Baronio rivela: “Gaucci mi voleva fuori squadra per il numero di maglia”

Roberto Baronio, ex centrocampista della Serie A, è tornato per la prima volta su una spiacevole faccenda che lo ha visto protagonista nel 2002, appena arrivato nel Perugia di Gaucci
Roberto Baronio

Roberto Baronio, ex centrocampista della Serie A, è tornato per la prima volta su una spiacevole faccenda che lo ha visto protagonista nel 2002, appena arrivato nel Perugia di Gaucci

Nel 2002 Roberto Baronio passò dalla Lazio al Perugia, il cui presidente era Luciano Gaucci. L’avventura umbra non partì al meglio, ma si può dire che si concluse in modo addirittura peggiore, con il presidente che voleva metterlo fuori rosa. Il motivo? Semplicemente il numero di maglia. 

Baronio è tornato sullo spiacevole episodio parlando in esclusiva a Cronache di Spogliatoio. Questo il suo racconto: 

“Questa cosa penso di non averla mai raccontata. Ho sempre pensato che se l’avessi fatto l’avrebbero presa come scusa per le panchine che facevo. Non era affatto così. Successe che Gaucci, che in quegli anni era il presidente del Perugia, non mi voleva. Io ero alla Lazio, andai al Perugia in prestito dopo una trattativa lunga: a lui non piacevo, ma piacevo all’allenatore dell’epoca, Serse Cosmi, che spinse tantissimo per il mio acquisto. Il primo mese e mezzo ebbi un virus alle vie urinarie che mi debilitò parecchio. Mi allenavo a tratti, ma Cosmi, siccome credeva tanto in me, mi faceva giocare lo stesso, nonostante non fossi al top. Il presidente cominciò a chiedere all’allenatore di lasciarmi fuori squadra e Cosmi mi chiamò nel suo spogliatoio, mi disse: ‘Guarda, il presidente non vuole che giochi, sappi che non ti potrò far entrare perché non vuole. Fino a gennaio sicuramente devi stare qua, però sappi che questa è la situazione. O io mi comporto in questa maniera o vengo esonerato’.

Chiesi un colloquio col presidente. Non me l’ha mai concesso. Non ho praticamente più giocato. E poi è arrivata questa storia del numero di maglia. Dopo tanto tempo che non giocavo, entrai in una partita in casa, mi sembra contro la Juventus. Eravamo sullo 0-0. Entrai all’88’. Dopo 3 minuti fece gol Camoranesi. Perdemmo la partita e il presidente, che era scaramantico, venne nello spogliatoio incolpando Serse Cosmi dicendo che era colpa mia, perché indossavo il numero 13. Addirittura arrivò a chiedere alla lega la possibilità di mettere una ‘x’ tra l’1 e il 3. Un po’ come fece Zamorano. Glielo concessero. L’annata andò così. Giocai pochissimo, fu molto duro. Quelle sono sliding doors. Senza quell’esperienza sarebbe potuta andare diversamente…”.