Adriano: “Trovavo sempre un motivo per bere. Moratti voleva spedirmi in Svizzera…”
Adriano, l’Imperatore, si racconta senza paura e soprattutto senza maschera. “La mia più grande paura”, questa la sua biografia che racconta i lati più intimi del calciatore, le dipendenze, i momenti più difficili della sua vita. Nel libro uno dei temi più trattati è senza dubbio quello dell’alcol di cui Adriano è stato schiavo per anni: “Tornavo a casa e trovavo un motivo per bere: o perché c’erano i miei amici, o perché non volevo stare in silenzio, pensare a stron****, o dormire. Mi sdraiavo in un angolo senza nemmeno riuscire a sognare. Molte persone usano il calcio come valvola di sfogo, io avevo bisogno di una via di fuga dal calcio“.
Adriano, quando Moratti voleva mandarlo in una clinica in Svizzera
Una situazione che ben presto è stata chiara anche all’Inter e in primis al presidente Massimo Moratti che per primo gli ha teso la mano per aiutarlo a uscire dalla dipendenza: “Mi hanno detto: “Adri, prima di tutto vogliamo dirti una cosa. Non c’è nulla di cui vergognarti per ciò che ti sta accadendo. È successo e succede a tanti”. La volontà della società nerazzurra era quella di mandare il brasiliano in una clinica specializzata in Svizzera: “Hanno detto che avrei dovuto trascorrere del tempo in una clinica di riabilitazione in Svizzera. Ero depresso, non capivo di cosa stessero parlando. Che diavolo era quell’idea di volermi fare andare lì? “Non sono pazzo, presidente, con tutto il rispetto. Perché stai cercando di mandarmi in un ospedale psichiatrico?”, dissi. Ho iniziato a innervosirmi durante la riunione. Quell’idea era assurda. Hai mai visto questo? Un giocatore ricoverato in clinica riabilitativa? Porca put****”.
Alla fine Adriano non andò in Svizzera e nel 2009, dopo sette trofei, lasciò l’Inter ma nel suo cuore Moratti avrà sempre un posto speciali: “Moratti per tutti è una leggenda, per me è stato anche un padre”.